mercoledì 4 marzo 2015

Recensione: "Cercando Alaska" di John Green


Titolo: Cercando Alaska
Autore: John Green
Edizione: Rizzoli
Prezzo: 14,90€
Trama: Miles Halter, sedici anni, colto e introverso, comincia a frequentare un'esclusiva prep school dell'Alabama. Qui lega subito con Chip, povero e brillantissimo, ammesso alla scuola grazie a una borsa di studio, e con Alaska Young, divertente, sexy, attraente, avventurosa studentessa di cui tutti sono innamorati. Insieme bevono, fumano, stanno svegli la notte e inventano scherzi brillanti e complicati. Ma Miles non ci mette molto a capire che Alaska è infelice, e quando lei muore schiantandosi in auto vuole sapere perché. È stato davvero un incidente? O Alaska ha cercato la morte?
 
 
«Ecco, c'è questo signore» dissi, affacciandomi alla soglia del salotto. «François Rabelais. Poeta. E le sue ultime parole sono state: "Vado a cercare un Grande Forse." Ecco perché voglio andare via. Così non dovrò aspettare di essere in punto di morte per mettermi in cerca di un Grande Forse.»
 
E' il terzo romanzo di John Green che leggo e questo autore non mi ha mai, mai delusa. Anzi, se possibile questo romanzo mi è piaciuto quanto Colpa delle stelle!
Ancora una volta, rimango sbalordita dalla capacità dell'autore di toccare temi così delicati senza però cadere nello scontato e, se pensiamo a quanto spesso oggi nei romanzi per ragazzi vengono trattate tematiche sociali, problemi relazionali e psicologici con superficialità e nonchalance, allora la serietà, la cura al dettaglio e all'introspezione psicologica di Green saltano ancora di più all'occhio.
Anche questo romanzo, come i precedenti, è uno spaccato di adolescenza, in cui tutti i personaggi sono perfettamente caratterizzati.
Miles Halter, sedicenne colto e introverso, lascia la Florida per iniziare a frequentare una prestigiosa scuola superiore in Alabama. Appassionato di ultime parole famose e accanito lettore (di biografie, e non di romanzi), con il fisico fin troppo mingherlino e una media scolastica decisamente al di sopra della norma, Miles non era esattamente un tipo popolare, a scuola.
Alla Culver Creek Miles riesce finalmente a farsi una piccola cerchia di amici, di quel genere di liceali che ne combina una diversa ogni giorno e si diverte un mondo, una cerchia di studenti brillanti, serissimi dietro i banchi di scuola e scatenati lontani da questi: con i loro continui riferimenti letterari e le scappatelle notturne fuori dal college a base di libri, fumo e vino rosso, mi hanno ricordato La setta dei poeti estinti del film "L'Attimo Fuggente".
Chip, alias Il Colonnello, è uno squattrinato cronico, compagno di stanza di Miles, che verrà da lui soprannominato Ciccio per la corporatura esile. E' il capo del piccolo gruppo in cui introdurrà Miles, gruppo composto dai due compagni di stanza, dal giapponese Takumi, che sa rappare meglio di qualsiasi altro studente del college, da Lara e dalla bellissima Alaska, formosa bellezza mediterranea, piena di vita, con una camera singola con pile e pile di libri alte fino al soffitto e tanti grandi segreti dentro di sé.
Miles intuisce che dietro ai sorrisi e agli scherzi di Alaska c'è dell'altro, e si innamora perdutamente della ragazza e di tutti i mondi che le appartengono.
E di fronte a questa bellezza frizzante e piena di vita, che non riesce né a smettere di desiderare né a far sua, Miles non può che sentirsi immensamente piccolo e solo, con le sue domande e i suoi desideri.
 
"Avevo una voglia matta di stendermi accanto a lei sul divano, abbracciarla e dormire.
Niente scopate da pornofilm, nemmeno sesso. Solo dormire insieme, nel senso più innocente del termine. Ma mi mancava il coraggio, lei aveva un ragazzo, io ero una frana e lei una fata, e io ero inguaribilmente noioso e lei infinitamente affascinante.
Così me ne tornai nella mia stanza e crollai sul letto, pensando che se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei una pioggerella e lei un ciclone."
 
L'indagine psicologica finissima fa entrare il lettore nel mondo interiore di Miles, che si esprime perlopiù in un flusso di coscienza ininterrotto, ma chiaro al lettore, così chiaro che è inevitabile che ci si affezioni a questo ragazzo timido e innamorato, che mi ha ricordato vagamente Charlie di Noi siamo infinito.
I personaggi sono tutti descritti per come Miles li vive, e Alaska è allo stesso tempo angelo malinconico e uragano, dolce e scontrosa, lucida e visionaria. E' un personaggio a tutto tondo, così come lo è Miles, il lettore può leggerne tutte le nuances e seguirne lo sviluppo durante il racconto.
Così conosciamo perfettamente il senso di colpa, di ansia, di dolore, di disgusto della vita in cui i quattro amici, ma in particolar modo Miles e Chip, cadono alla morte di Alaska (non è uno spoiler, c'è scritto anche nella trama!). Un dolore tale che divide la vita di Miles e il romanzo in prima e dopo.
Morte accidentale o suicidio meditato?
Ed è forse il senso di colpa, insieme al perdono e al dubbio, il tema centrale di questo romanzo.
E' la riflessione finale, nel tema di religione di Miles, a sciogliere i fili di una storia che in fin dei conti una vera conclusione non ce l'ha, perché è come la vita vera. E non esiste modo migliore di vivere che... vivere. Accettare, accettarsi, perdonare, perdonarsi... e vivere.
 
Quando gli adulti, con lo stupido sorriso di chi crede di saperla lunga, dicono "I giovani si credono invincibili", non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l’energia possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazione. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una gran paura di perdere, di fallire. Ma quella parte di noi che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha una fine, e dunque non può fallire.
 
Consiglio questo romanzo a chiunque voglia immergersi in una storia realistica, in un vero romanzo di formazione pieno di interessanti spunti di riflessione.
 
x5
Giorgia Blogger

6 commenti :

  1. Ciao Giorgia <3
    Ho già letto Cercando Alaska e devo dire che mi aspettavo un po' di più :/
    Bella recensione :D

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    1. Che piacere rileggerti qui, MissDafne! Grazie, comunque :)

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  2. Bello davvero! Anche io l'ho letto recentemente e sono d'accordo con il tuo pensiero!!

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    1. Ciao Alenixedda! Bentornata :) hai già letto "Teorema Catherine" e "Città di carta"?

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  3. Ho adorato questo libro, credo sia il più bello di Green^^
    Le citazioni che hai messo mi sono piaciute molto, questo libro è tutto fatto di bellissime frasi ;)

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    1. E' vero, è pieno di bellissime frasi che offrono parecchi spunti di riflessione interessanti... :)

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