venerdì 20 febbraio 2015

Recensione: "Io sono di legno" di Giulia Carcasi


Titolo: Io sono di legno
Autore: Giulia Carcasi
Edizione: Universale Economica Feltrinelli
Prezzo: 7,50€
Trama: Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. Alla storia di anaffettività, di sentimenti negati o traditi della giovane Mia, Giulia risponde con la propria storia segnata da quell'"essere di legno" che sembra la malattia, il tormento di entrambe. È come se madre e figlia si scrutassero da lontano, o si spiassero, immobilizzate da una troppo severa autocoscienza. Bisogna tornare indietro. E Giulia lo fa. Torna a riflettere sulla giovinezza ferita dall'egoismo e dalla prepotenza di una sorella falsamente perbenista, sul culto delle apparenze della madre e sul conforto che le viene da una giovane monaca peruviana, Sofia. Torna a rivivere i primi passi da medico, fra corsie e sale operatorie, il matrimonio con un primario, la lunga attesa di una maternità sofferta e desiderata. Più la storia di Giulia si snoda nel buio del passato, più affiorano misteri che chiedono di essere sciolti. E il legno si ammorbidisce. Ma per madre e figlia l'incontro può solo avvenire a costo di pagare il prezzo di una verità difficile, fuori da ogni finzione.
 
Io sono di legno è uno di quei libri che fa a lungo parlare di sé, i pareri sono spesso discordanti. Fin troppo. Basta cercare il titolo su Goodreads e si troveranno lettori che lo proclamano un capolavoro, e gli danno cinque stelline, e altri che ritengono che darne due è già un regalo.
Ad attirarmi non è stata la critica così controversa, bensì la copertina. Eh già, una volta tanto anche io mi lascio tentare da una copertina ben fatta! Poi sicuramente il fatto che il libro trattasse il tema del conflitto generazionale ha aiutato. Non ho letto altri libri su questo tema, ma mi interessa molto, e mi incuriosiva leggere come quest'autrice che non avevo mai letto prima avesse sviluppato il romanzo sotto forma di una sorta di "diario a due mani".

E' una storia difficile e sofferta, la storia di una madre e di una figlia a confronto. Due donne schive e silenziose, abituate a tenersi tutto dentro.
Due donne che non riescono a comunicare come una madre ed una figlia dovrebbero, e che per questo scrivono un lungo diario, in cui liberano i loro pensieri, desideri, emozioni, le loro storie così diverse eppure così simili.
"Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi guardare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne." 

Una madre, Giulia, che non riesce a parlare con sua figlia, e che per questo ne legge il diario, pur ritenendo questo un atto sbagliato ma necessario. Una figlia, Mia, diciottenne arrabbiata con il mondo, che non conosce realmente sua madre e che per questo ne giudica i comportamenti.
I capitoli si intervallano: in uno, troviamo sprazzi di vita di Mia, maturanda ribelle, impaurita, sfacciata, cinica. Non sa ancora cosa vuole dalla vita e ha paura di innamorarsi, ha paura di rimanere scottata, di lasciarsi andare.
Non si fida che di sé stessa, non ha che sé stessa al mondo. Si accontenta di passare da un letto all'altro e di lasciarsi scivolare addosso lenzuola, nomi, ricordi, sentimenti, emozioni, la vita. Niente si ferma davvero nella vita di Mia, né una presenza né un sentimento né una speranza. E' una ragazza fragile, sfiduciata, spaventata dalla vita a cui si affaccia, incredibilmente più di quanto la sua giovane età giustifichi.
"E non capisco che senso ha amare, concentrarsi su una persona e basta. Preferisco passare la notte con uomini di cui non m'importa, non avere le loro foto, dimenticarne all'alba nomi e facce. Mi basta solo una parte di loro, la più sporgente, l'unica che non ho. Per il resto un uomo è da buttare."
In un altro capitolo, è Giulia a raccontare la sua lunga sofferta storia. Terza di tre sorelle, è figlia di una rigida educazione cattolica, ma non per questo rinnega le esperienze vissute in adolescenza o giudica sua figlia. Tutt'altro. Per la prima volta, la donna sente di poter rivelare tutto del suo passato, della sua vita, senza imbarazzo. Sente di potersi per la prima volta spogliare di ricordi dolorosi.
Abituata a vivere all'ombra delle due sorelle maggiori, non ha mai ottenuto dai suoi genitori niente di più che quella blanda forma di affetto che è la pietà, dalle sorelle nient'atro che qualche ipocrita parola di conforto e gli uomini di cui esse erano stufe.
Unico conforto in adolescenza, una sorella peruviana, che non parla mai di Dio ed è invece curiosa delle feste a cui Giulia partecipa, dei ragazzi con cui balla, dei luoghi del mondo che non ha potuto visitare.
Giulia cresce sola e in fretta. E' una donna abituata al sacrificio, al perdono, al lavare in casa i panni sporchi, per preservare l'onore della famiglia. Anche se fa male.
E' una donna di legno, abituata a lasciarsi calpestare senza tuttavia lasciarsi scalfire, senza lasciar trapelare il dolore.
"Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano. La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti.
Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa.
Io sono di legno
."
Mia e Giulia sono due grandi personaggi a tutto tondo che si rivelano completamente in un unico diario e si scoprono, in realtà, più simili di quanto appaia a primo impatto: chiuse, riservate, di legno. Non sono che, in realtà, l'una lo specchio dell'altra. Le loro storie combaciano perfettamente, le risposte dell'una colmano i vuoti dell'altra, le paure dell'una trovano conforto e appoggio in quelle dell'altra. Sono una madre ed una figlia che non comunicano, ma non perché non abbiano argomenti comuni di cui parlare.
Una madre ed una figlia che, se ne avessero finalmente il coraggio, scoprirebbero l'una nell'altra un'opportunità di confronto, riconoscendo nell'altra prima una donna e poi un genitore o una figlia.
E il lettore, conquistato dalla giovane penna della Carcasi e dalla sua innata abilità di calarsi contemporaneamente nei panni di una diciottenne e poi in quelli di una cinquantenne, non può fare a meno di sperare Giulia e Mia finalmente si incontrino e si guardino dentro davvero, in quell'universo parallelo in cui le storie continuano a scriversi da sole, anche se l'autore ha già scritto la parola Fine.
 
x5

 
Giorgia Blogger

2 commenti :

  1. Questo è uno dei miei libri preferiti!!

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    1. E' davvero un bel romanzo! Non vedo l'ora di leggere anche "Ma le stelle quante sono" (già comprato) e "Tutto torna" :)

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