Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la notizia della rimozione delle bancarelle che ospitavano libri usati a Port'alba, la via dei librai nel centro storico di Napoli.
Sono napoletana, e amo la mia città. Ha passato mattinate, pomeriggi, serate intere sfogliando le pagine dei volumi - vecchi o nuovissimi, usati, in buone condizioni, mal rilegati, profumati, con dediche, senza neppure un graffio, ingialliti - che affollavano Port'alba, il piccolo angolo di paradiso dei lettori napoletani.
Si tratta di un luogo raggiungibile ai più, in pieno centro storico. A tutti sarà capitato di passarci, almeno una volta nella vita, anche solo per caso, o magari proprio attirati dalla grande quantità di libri esposti.
Si tratta di un luogo raggiungibile ai più, in pieno centro storico. A tutti sarà capitato di passarci, almeno una volta nella vita, anche solo per caso, o magari proprio attirati dalla grande quantità di libri esposti.
Tanti napoletani ci passano e ci sono passati ogni giorno, anche per pochi minuti in pausa pranzo, tornando a casa dal lavoro, dalla scuola o dall'università. E chissà che qualcuno non abbia trovato e scoperto il proprio libro preferito così, rientrando di fretta a casa o in ufficio e posando per caso lo sguardo su una copertina su una bancarella qualsiasi...
Ma Port'alba non è un posto qualsiasi. Port'alba è il rifugio dell'anima del lettore partenopeo.
Fino ad appena una settimana fa, centinaia di persone -curiosi o abituali frequentatori del luogo- si recavano ogni giorno nella storica via delle librerie.
Adesso il lettore napoletano si sente spaesato, privato di una consolidata e storica abitudine che gli ha permesso, negli anni, di trascorrere ore intere in compagnia di antichi volumi, di concludere affari vantaggiosi, di conoscere lettori e magari di scambiare con loro impressioni sui libri letti.
Nei miei 18 anni di vita, non mi è mai capitato di passare per il centro storico senza fermarmi, anche senza comprar nulla, a contemplare e sfogliare le copertine dei libri esposti.
Ammetto però, ora con nostalgia, che il più delle volte non ho resistito alla tentazione di acquistare qualche volume, magari usato e con tanto di ricevuta fiscale, magari in un'edizione fuori commercio che tanto mi piaceva, o con una particolare qualità di carta, ad una cifra modica.
A Port'alba, ho concluso i miei migliori affari.
L'accusa mossa -che ha costretto i librai di Port'alba a versare quote per multe superiori ai 100€- è quella di occupazione abusiva di suolo pubblico.
L'accusa mossa -che ha costretto i librai di Port'alba a versare quote per multe superiori ai 100€- è quella di occupazione abusiva di suolo pubblico.
E' tanta l'indignazione provata dai lettori napoletani, o più in generale da quelli italiani.
In un paese che ormai offre ed investe talmente poco per la cultura, sembra assurdo dover multare delle librerie che utilizzano lo spazio circostante per esporre e vendere legalmente alcuni libri in offerta, librerie che, anche senza multe, sono costrette ogni giorno al sacrificio dalla crisi dell'editoria.
Ricordiamo, a questo proposito, la chiusura della storica libreria Guida a Port'alba, e quella di tutte le altre librerie che, anonime e silenziose perché poco note, ogni giorno, in qualche parte del mondo, sono costrette a chiudere perché non sanno più come tirare avanti.
Questa misura restrittiva appare ancor di più priva di senso se si pensa a quanto suolo pubblico viene costantemente occupato da costruzioni private, magari non in regola e non a norma. Costruzioni che, almeno apparentemente, sembrano non suscitare scalpore, addirittura meno di qualche bancarella di libri usati, che in tanti anni non ha mai disturbato nessuno e che, non si sa bene perché, pare abbia iniziato ad essere elemento di disturbo una settimana fa.
Ricordiamo, a questo proposito, la chiusura della storica libreria Guida a Port'alba, e quella di tutte le altre librerie che, anonime e silenziose perché poco note, ogni giorno, in qualche parte del mondo, sono costrette a chiudere perché non sanno più come tirare avanti.
Questa misura restrittiva appare ancor di più priva di senso se si pensa a quanto suolo pubblico viene costantemente occupato da costruzioni private, magari non in regola e non a norma. Costruzioni che, almeno apparentemente, sembrano non suscitare scalpore, addirittura meno di qualche bancarella di libri usati, che in tanti anni non ha mai disturbato nessuno e che, non si sa bene perché, pare abbia iniziato ad essere elemento di disturbo una settimana fa.
Ma allora, perché scagliarsi di proposito contro una radicata tradizione napoletana, che andrebbe invece salvaguardata, protetta e custodita come uno dei nostri tesori più belli?
Lascio al lettore la riflessione.
Lascio al lettore la riflessione.
Il web si sta mobilitando, tra manifestazioni e petizioni. Napoli non lascerà che quest'antica tradizione muoia. Non lo permetteremo.
Chi è interessato alla nostra causa, può firmare la petizione qui.
La cultura non si multa.
Non conosco la vicenda "legale" di questa struttura e le questioni delle autorizzazioni, però che sia proprio un'attività culturale a fare le spese della burocrazia quando tante altre realtà abusive vengono consapevolmente alimentate è davvero avvilente; ricordo che nella mia città, Verona, qualche anno fa un pianista che si esibiva in Piazza Bra è stato multato e scacciato in malo modo, mentre viene ignorato il commercio di gadget idioti in ogni angolo di quello stesso spazio, soprattutto in estate. Ci saranno pur delle normative da rispettare, ma se attività come questa sono tanto caratteristiche per una città e non interferiscono con la correttezza e con l'uso pubblico degli spazi, la chiusura sembra un vero e proprio accanimento. Probabilmente anche il mercatino di Port'alba sta facendo le spese della crisi delle librerie indipendenti e dell'allargamento sproporzionato delle grandi catene, (che credo non di rado facciano pressione per far chiudere i piccoli negozi facendo leva su dei cavilli)... è molto triste, spero che la questione si risolva e che si smetta di far pagare solo alla cultura e agli spazi di condivisione il costo della burocrazia.
RispondiEliminaPurtroppo è ormai abitudine consolidata in Italia far pagare quasi soltanto esclusivamente alla cultura il costo di mille scartoffie burocratiche, ed è davvero avvilente, se si pensa che abbiamo la fortuna di vivere in un paese che di cultura potrebbe viverci.
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