giovedì 24 luglio 2014

Recensione: "Fino all'ultimo respiro" di Rebecca Domino



Titolo: Fino all'ultimo respiro
Autore: Rebecca Domino
Prezzo: scaricabile gratuitamente (contatta l'autrice qui)
TramaAllyson Boyd è una diciassettenne come tante, nata e cresciuta ad Avoch, piccolo paesino scozzese. Un giorno deve andare a portare dei compiti a una ragazza della sua stessa scuola, Coleen Hameldon, e la sua vita cambia per sempre. Perché lei e Coleen diventeranno migliori amiche. E perché Coleen sta lottando da due anni e mezzo contro la leucemia.
Nella vita di Allyson entrano parole come chemioterapia, effetti collaterali, trapianto di midollo osseo, ma Coleen non vuole compassione. Vuole solamente una vita normale; una vita fatta di risate, scherzi, esperienze, viaggi, musica, chiacchiere e confidenze, fino a quando non sarà costretta a prendere una decisione che cambierà la sua vita, quella di Allyson e delle altre persone che le vogliono bene.
È possibile non avere paura della morte?
Ed è possibile insegnare a vivere?
Una storia sulla speranza, un inno alla vita. Un romanzo che ci ricorda il coraggio quotidiano di tutti gli adolescenti che lottano contro il cancro e quello degli amici al loro fianco.

Non conoscevo quest'autrice, mi sono messa per caso in contatto con lei tramite Facebook. E tramite il social network, mi ha proposto di leggere e recensire il suo secondo romanzo, cosa che faccio ben volentieri poiché il romanzo mi è piaciuto e mi ha coinvolta molto, soprattutto dal punto di vista emotivo.

Ho scelto di leggere questo romanzo perché mi interessa l'argomento trattato, ovvero la lotta contro il cancro, un argomento la cui urgenza si percepisce ogni giorno di più. 
Mi interessava vedere come la malattia e il suo decorso sarebbero state affrontate da una ragazza della mia età e il romanzo si occupa proprio di questo.

La storia è narrata in prima persona da Allyson, un'adolescente come tante, spensierata, frivola in quel senso buono del termine, come soltanto una diciassettenne potrebbe essere, accanita lettrice ma studentessa annoiata di una scuola superiore in un piccolo e monotono centro della Scozia, Avoch.
Allyson incontrerà Coleen per caso, recandosi in ospedale per portarle i compiti su richiesta della sua amica Sheona, che lo faceva abitualmente.

L'incontro casuale tra Allyson e Coleen cambierà la vita di entrambe, quella di Allyson, che imparerà a convivere con un mondo che le era estraneo e verso il quale provava un misto di pena e paura, l'ovattato e sterile mondo del reparto di oncologia in cui Coleen è spesso ricoverata, e quella di Coleen, che viveva con rassegnazione la solitudine e l'abbandono delle sue amiche, spaventate dalla malattia.
Tra le due ragazze si forma un'amicizia molto forte, un'amicizia esemplare che le vedrà crescere e maturare insieme. Si potrebbe affermare che del romanzo non sia protagonista Allyson o Coleen, ma lo sia la loro amicizia, che è il perno attorno al quale gira la storia, ancor più che la malattia di Coleen.

Allyson imparerà da Coleen ad amare la vita per quella che è e a godersi ogni singolo giorno senza la preoccupazione di dover pensare al domani. 
Coleen è infatti un personaggio profondamente fiducioso ed ottimista: non perché speri nella guarigione, ma perché nonostante la malattia non rinuncia al diritto di vivere la sua gioventù e di essere felice. Con il sorriso e l'ironia che riesce a conquistare tutti, Coleen affronta con coraggio e a testa alta il suo destino, senza la rabbia e la tristezza che ci si aspetterebbe da una diciottenne malata di leucemia che sa che, con molta probabilità, non arriverà a vedere l'anno seguente, ma nonostante ciò non ha paura di morire. 
Dal canto suo, Allyson si configura come una ragazza estremamente dolce, sensibile e premurosa. Con coraggio, lotterà contro la paura iniziale di affezionarsi ad una ragazza malata di leucemia, contro la paura di non avere il tempo di salutarla, contro la paura di non avere il tempo e la voglia di vivere tutte le belle esperienze tipiche dell'adolescenza. Allyson deciderà di prendersi cura di Coleen nonostante il cancro. Perché Coleen ha un cancro, ma non è un cancro, come sostiene la stessa Coleen nel romanzo. E l'approssimarsi della morte non porta con sé il rifiuto e l'abbandono progressivo della vita. Nonostante la malattia, Coleen sceglie la vita
E, in effetti, questo romanzo non è altro che un inno alla vita e alle gioie della vita. Anche quando la vita può sembrare crudele.

Lettura consigliatissima.

"Vivi, Allie! Non aver paura di vivere in maniera sbagliata, non c’è un modo
sbagliato sino a quando rimarrai fedele a te stessa e farai del tuo meglio per aiutare gli altri e rispettare il dono che ci è stato fatto: questo splendido mondo! Guarda i capolavori della natura, come possiamo essere di cattivo umore, materialisti, ipocriti o ingrati, quando ogni mattina l’alba tinge il cielo di colori diversi, quando guardiamo un fiore e ci rendiamo conto che i suoi petali sono una perfetta opera d’arte? Non cercare di spiegare l’inspiegabile, non potrai
mai conoscere appieno i segreti della natura, del mondo e dell’infinito. Nessuno può saperli e allora vivi! Vivi e non porti tanti perché! Un giorno, forse, sapremo tutto, oppure non sapremo mai niente. In fondo, che differenza fa? Socchiudi gli occhi e inspira, goditi l’aria nei polmoni, goditi ogni singolo respiro, Allie, e ricorda, io sarò nascosta nell’aria che senti intorno a te, con i miei sorrisi e le mie speranze, e tu mi sentirai dentro di te ogni volta in cui respirerai, ogni volta in cui il tuo corpo ti ricorderà che sei viva."
 
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Giorgia Blogger

martedì 22 luglio 2014

Acquisti del mese di luglio 2014 :)


Buonasera, lettori!
Questo mese analizzo in anticipo i miei acquisti mensili, perché fra pochi giorni parto per le vacanze estive e dubito che, in questa manciata di ore che mi separa dalla partenza, avrò modo di acquistare altri libri... Ma non importa, perché concludo anticipatamente il mese in bellezza e di nuovo con ben 13 romanzi :)

Inizio col mostrarvi due graditissimi regali di compleanno da parte di due amici:
1) "Il bar sotto il mare" di S. Benni
2) "Hunger Games" di S. Collins



Con due ottime occasioni, uno usato e uno nuovo ma a metà prezzo, ho acquistato:
4) "La verità sul caso Harry Quebert" di J. Dicker
5) "Gli arancini di Montalbano" di A. Camilleri
Sempre in occasione del mio diciottesimo compleanno, alcuni amici mi ha regalato un buono libri (grazie, ragazzi!). Con questo buono, per il momento ho acquistato soltanto:
6) "Diario di scuola" di D. Pennac


Durante una passeggiata con il mio ragazzo, la scorsa settimana, in edizione Newton Compton Live Deluxe a 1,90€ (ne parliamo qui), ho acquistato:
7) "Sogno di una notte di mezza estate" di W. Shakespeare
Questo pomeriggio invece ho trovato alcuni titoli che cercavo al Mercatino dell'Usato:
8) "Operette morali" di G. Leopardi
9) "La casa in collina" di C. Pavese
10) "Storia di un uomo" di F. Uhlman
11) "Quattro casi per Hercule Poirot" di A. Christie
12) "Una barca nel bosco" di P. Mastroccola
13) "La vergine azzurra" di T. Chevalier




Conoscete o avete letto qualcuno di questi titoli? Cosa avete acquistato nel mese di luglio e quali libri porterete con voi sotto l'ombrellone? Scrivetemi!
Giorgia Blogger

martedì 15 luglio 2014

Napoli, cronaca della catena umana del 15 luglio a Port'alba


Ore 11.00, martedì 15 luglio 2014.

Sebbene le previsioni meteo prevedessero una giornata nuvolosa e piovosa a tratti, il sole splende alto nel cielo di Napoli.
Questa mattina a Port'alba, nel centro storico, si aggirano uomini e donne, giovani e anziani, in gruppo o da soli. Tutti hanno fra loro in comune due sole cose: il libro prediletto fra le mani e il desiderio che Port'alba, la via dei librai sgomberata circa dieci giorni fa (ne parliamo qui), ritorni quella dei bei vecchi tempi.

Oggi gli affezionati lettori napoletani di Port'alba si sono mobilitati, e non soltanto loro. Vi erano alla manifestazione anche molti studenti e lavoratori fuori sede, tornati a Napoli per unirsi alla silenziosa protesta, che si è protratta fino al primo pomeriggio.

Anche questa mattina mi sono ritrovata, come spesso accade, a Port'alba. 
Oggi ho adottato tre nuovi bambini, ma ve ne parlerò successivamente. Adesso mi preme raccontarvi della manifestazione.

Il libro prediletto per la manifestazione è stato "Il bar sotto il mare" di Stefano Benni, il romanzo che sto leggendo. Un regalo di compleanno di un'amica, che conosce la mia passione per la lettura. 
Inauguro i miei diciotto anni, compiuti da pochi giorni, manifestando per una causa che credo riguardi tutti noi, indipendentemente dall'età. 
Port'alba è la nostra casa e va protetta.

Sono state effettuate molte riprese video, molte interviste, sono state scattate moltissime fotografie. 
Ho avuto modo di conoscere e di parlare con la ragazza che ha dato il via alla petizione, Rosania Liccardi. La manifestazione è stata invece organizzata da Evento Democratico.

Un giornalista mi ha fatto alcune domande riguardo al significato e sul valore che, alla mia giovane età, può avere la battaglia per il diritto all'istruzione e alla cultura e per la salvaguardia di luoghi come Port'alba. 
Gli ho risposto che la cultura è l'unica arma che abbiamo per non soccombere.


All'ora prestabilita, ci siamo disposti in fila indiana lungo la via dei librai. Ognuno con il suo libro, ognuno in silenzio, abbiamo pattuito questa forma di espressione del generale malcontento perché talvolta il silenzio funziona meglio delle parole.


Successivamente, a turno, abbiamo iniziato a leggere dei passi dai libri portati con noi. 
La lettura a voce alta è stata aperta da una poesia di Eduardo de' Filippo. Un rappresentante della cultura napoletana per chiedere il ritorno alla vita di un luogo chiave della cultura napoletana.

Qualcuno ha letto alcuni articoli fondamentali dalla Costituzione Italiana, che ci appartiene dal 1946 ma che ben pochi conoscono, qualcuno ha letto HegelOriana Fallaci, William Shakespeare e tanti altri. Qualcuno ha letto un passo dal ventiseiesimo Canto dell'Inferno Dantesco

"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza."

Vorrei adesso portare il lettore a riflettere sulla nota terzina, forse una delle più conosciute della Divina Commedia. Vorrei portare il lettore a riflettere sul valore di queste parole.
La cultura va salvaguardata, e non multata. La cultura è cibo per lo spirito. La cultura è l'unica droga che crea indipendenza, l'unica che rende liberi e non schiavi. 
Chi multa la cultura, ci tappa le ali. E chi ci tappa le ali, ci impedisce di volare, di evolverci, di migliorarci.

Qui il video/intervista realizzato oggi da FanPage.it!
Giorgia Blogger

lunedì 14 luglio 2014

I diritti imprescindibili del lettore


da "Come un romanzo" di Daniel Pennac



1) Il diritto di non leggere.
Naturalmente, “non leggere” non significa “non leggere mai“, o non si sarebbe più lettori… ma una qualche pausa dovremo pur prendercela, no?

2) Il diritto di saltare le pagine.
È il libro che deve essere al servizio del lettore, non il contrario, perciò se il suddetto libro è noioso in alcuni punti, il lettore deve avere tutto il diritto di saltarli.

3) Il diritto di non finire il libro.
Proprio non capisco coloro che finiscono a ogni costo tutti i libri che iniziano: perché sprecare tempo a leggere un libro che non piace, quando potremmo impiegare lo stesso tempo a leggerne uno migliore?

4) Il diritto di rileggere.
Odio quelli che, vedendomi rileggere un libro, dicono: «Ma non l’hai già letto? Perché non ne leggi uno nuovo?» Lo so io perché non ne leggo uno nuovo, tranquillo.

5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa.
Detesto anche coloro che criticano le scelte altrui, o che addirittura costringono a leggere un determinato libro. Ti va di leggere Guerra e Pace? Oppure Tre metri sopra il cielo? Ottimo, liberissimo di farlo.

6) Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa).
Assolutamente legittimo, oltre che liberatorio, scegliere di leggere un libro per estraniarsi dalla realtà, per vivere in un mondo migliore. In mancanza di meglio, un buon libro aiuta sempre.

7) Il diritto di leggere ovunque.
Questo è il diritto che reclamo di più, ma che spesso mi viene negato: cosa c’è di male nel leggere sulla corriera, in attesa all’ufficio postale o dal medico, sulla brandina mezza sfondata che sta in terrazzo, a testa in giù in posizione yoga oppure… lì-dove-so-io?

8) Il diritto di spizzicare.
Altro diritto indispensabile, ma che certe case editrici hanno pensato bene di rendere impossibile incartando i loro libri con la pellicola protettiva, in modo che non vi si possa sbirciare dentro prima di acquistare… Per fortuna, però, ci sono gli estratti scaricabili gratuitamente.

9) Il diritto di leggere ad alta voce.
Questo è più un dovere che un diritto: il diritto dovrebbe essere “avere sempre qualcuno disposto a leggere a voce alta”. In ogni caso, non c’è niente di meglio che leggere un libro a qualcun altro o sentirselo leggere… è magico, in una parola.

10) Il diritto di tacere.
Sante parole. Perché mai dovrebbero importare le famose “impressioni” su di un libro letto? Svelarle è come rompere l’intimità che si è creata tra libro e lettore, assolutamente da non fare.
Giorgia Blogger

venerdì 11 luglio 2014

Napoli, sgomberata Port'alba, tra le proteste dei librai e dei lettori



Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la notizia della rimozione delle bancarelle che ospitavano libri usati a Port'alba, la via dei librai nel centro storico di Napoli.
Sono napoletana, e amo la mia città. Ha passato mattinate, pomeriggi, serate intere sfogliando le pagine dei volumi - vecchi o nuovissimi, usati, in buone condizioni, mal rilegati, profumati, con dediche, senza neppure un graffio, ingialliti - che affollavano Port'alba, il piccolo angolo di paradiso dei lettori napoletani.
Si tratta di un luogo raggiungibile ai più, in pieno centro storico. A tutti sarà capitato di passarci, almeno una volta nella vita, anche solo per caso, o magari proprio attirati dalla grande quantità di libri esposti.
Tanti napoletani ci passano e ci sono passati ogni giorno, anche per pochi minuti in pausa pranzo, tornando a casa dal lavoro, dalla scuola o dall'università. E chissà che qualcuno non abbia trovato e scoperto il proprio libro preferito così, rientrando di fretta a casa o in ufficio e posando per caso lo sguardo su una copertina su una bancarella qualsiasi...
Ma Port'alba non è un posto qualsiasi. Port'alba è il rifugio dell'anima del lettore partenopeo.
Fino ad appena una settimana fa, centinaia di persone -curiosi o abituali frequentatori del luogo- si recavano ogni giorno nella storica via delle librerie. 
Adesso il lettore napoletano si sente spaesato, privato di una consolidata e storica abitudine che gli ha permesso, negli anni, di trascorrere ore intere in compagnia di antichi volumi, di concludere affari vantaggiosi, di conoscere lettori e magari di scambiare con loro impressioni sui libri letti. 

Nei miei 18 anni di vita, non mi è mai capitato di passare per il centro storico senza fermarmi, anche senza comprar nulla, a contemplare e sfogliare le copertine dei libri esposti.
Ammetto però, ora con nostalgia, che il più delle volte non ho resistito alla tentazione di acquistare qualche volume, magari usato e con tanto di ricevuta fiscale, magari in un'edizione fuori commercio che tanto mi piaceva, o con una particolare qualità di carta, ad una cifra modica. 
A Port'alba, ho concluso i miei migliori affari.

L'accusa mossa -che ha costretto i librai di Port'alba a versare quote per multe superiori ai 100€- è quella di occupazione abusiva di suolo pubblico.

E' tanta l'indignazione provata dai lettori napoletani, o più in generale da quelli italiani.
In un paese che ormai offre ed investe talmente poco per la cultura, sembra assurdo dover multare delle librerie che utilizzano lo spazio circostante per esporre e vendere legalmente alcuni libri in offerta, librerie che, anche senza multe, sono costrette ogni giorno al sacrificio dalla crisi dell'editoria.
Ricordiamo, a questo proposito, la chiusura della storica libreria Guida a Port'alba, e quella di tutte le altre librerie che, anonime e silenziose perché poco note, ogni giorno, in qualche parte del mondo, sono costrette a chiudere perché non sanno più come tirare avanti.
Questa misura restrittiva appare ancor di più priva di senso se si pensa a quanto suolo pubblico viene costantemente occupato da costruzioni private, magari non in regola e non a norma. Costruzioni che, almeno apparentemente, sembrano non suscitare scalpore, addirittura meno di qualche bancarella di libri usati, che in tanti anni non ha mai disturbato nessuno e che, non si sa bene perché, pare abbia iniziato ad essere elemento di disturbo una settimana fa. 
Ma allora, perché scagliarsi di proposito contro una radicata tradizione napoletana, che andrebbe invece salvaguardata, protetta e custodita come uno dei nostri tesori più belli?

Lascio al lettore la riflessione. 

Il web si sta mobilitando, tra manifestazioni e petizioni. Napoli non lascerà che quest'antica tradizione muoia. Non lo permetteremo.
Chi è interessato alla nostra causa, può firmare la petizione qui.

La cultura non si multa.
Giorgia Blogger

mercoledì 9 luglio 2014

JK Rowling torna ad occuparsi del mondo di "Harry Potter"


In occasione dell'ormai prossima conclusione dei Mondiali di Calcio 2014, JK Rowling torna ad occuparsi di Harry Potter, sulla piattaforma online Pottermore.

Harry Potter, che abbiamo lasciato diciassettenne nell'ultimo capitolo della saga, "Harry Potter e i Doni della Morte", è citato, ormai trentaquattrenne, assieme ai suoi amici Ron ed Hermione, che nel frattempo sono diventati marito e moglie e hanno tre figli, e alla moglie Ginny Weasley, sorella dell'amico Ron, dalla pungente penna di Rita Skeeter, inviata della "Gazzetta del Profeta", in un articolo sulla Coppa del Mondo di Quidditch, che si tiene in Patagonia. 


Dall'articolo scopriamo non solo della promettente carriera di Auror di Harry, che gli ha già regalato una seconda cicatrice, giusto per non lasciare sola la ben nota saetta, della carriera di Hermione al Ministero della Magia, e di quella di Ron al negozio "Tiri Vispi Weasley" assieme al fratello George, ma anche di quella di Neville Paciock e di Luna Lovegood, uno insegnante di Erbologia ad Hogwarts e l'altra naturalista.

QUI l'articolo completo, per tutti gli iscritti a Pottermore :)

Chi non è iscritto a Pottermore, può comodamente leggerlo qui!


Per i fans della saga, me in primis poiché sono cresciuta con Harry Potter e devo alla Rowling il mio amore per la lettura, questo breve articolo di circa 1500 parole è stato quasi come un tuffo nel passato, che i più nostalgici fra noi hanno letto come il ritorno ufficiale del maghetto. 
Ciò nonostante, un portavoce dell'autrice afferma che JK Rowling non ha, per il momento, intenzione di tornare a scrivere storie su Harry adulto

Avete letto l'articolo? Cosa ne pensate? Vi aspetto!
Giorgia Blogger

domenica 6 luglio 2014

Recensione: "Storia Proibita di una Geisha" di Mineko Iwasaki


 

Titolo: Storia proibita di una Geisha
Autore: Mineko Iwasaki
Edizione: Grandi Tascabili Contemporanei Newton Compton
Prezzo: 6,90€
Trama: Mineko è una bambina schiva e solitaria quando alla tenera età di cinque anni viene allontanata dalla sua famiglia: l’anziana Madame Oima, direttrice di un’okiya, una casa per geishe di Kyoto, ha infatti deciso di farne la propria erede. Così per Mineko comincia una lunga e impegnativa formazione: estenuanti lezioni per apprendere antichi passi di danza, per imparare a suonare gli strumenti della tradizione e per acquisire tutti i segreti di quel cerimoniale rigido e severo che rende le geishe maestre di etichetta, eleganza e cultura. La ragazza s’immerge nello studio e non si concede alcuna distrazione, pur di realizzare il suo unico grande sogno: essere la migliore danzatrice del Giappone. E gli sforzi non saranno vani. Mineko Iwasaki diventa infatti la geisha più brava, ricercata e corteggiata di tutto il Paese. Testarda e fiera, si muove a proprio agio in un mondo che non ammette ribellioni, fino a quando, un giorno, decide di infrangere le regole austere sulle quali è fondata tutta la sua esistenza. Coraggiosa e intraprendente, abbandona le convenzioni che non le hanno permesso di vivere in maniera autentica e sceglie di tornare a essere semplicemente una donna. 
Con eleganza, ironia e leggerezza, Mineko ci accompagna attraverso le trame e i segreti di una cultura millenaria, restia a svelarsi, osando strappare il velo di pudore che da sempre avvolge un universo frainteso.
 

Ho concluso le mie letture del 2013 in bellezza, con "Memorie di una Geisha" di A. Golden, che mi è stato regalato da una cara amica per Natale, una lettura che ho amato e che spero di poter recensire quanto prima. 
Ho in mente di ideare un confronto tra quella lettura e quella conclusa oggi, "Storia proibita di una Geisha", la cui autrice, Mineko Iwasaki, è la Geisha intervistata da A. Golden, autore di "Memorie di una Geisha", la Geisha più famosa della sua generazione, alla base della cui storia vi è quella raccontata - con le dovute modifiche e licenze narrative dell'autore- nel romanzo che lo ha reso celebre.
 
Mi sono avvicinata al "Mondo del Fiore e del Salice" con la lettura di "Memorie di una Geisha" e ho scoperto il romanzo di Iwasaki tramite alcuni articoli di paragone fra il suo romanzo e quello di Golden. Poiché questo universo mi interessa, ho deciso di approfondire con la lettura di questo secondo romanzo -secondo soltanto cronologicamente parlando, ma non per quanto riguarda i contenuti, che non hanno nulla da invidiare a "Memorie di una Geisha".
Del confronto tra i due romanzi mi occuperò prossimamente, adesso vorrei analizzate soltanto "Storia proibita di una geisha".

Mi piacerebbe incominciare dal titolo. 
"Storia proibita di una Geisha" è un titolo che non è fedele né al contenuto del romanzo - per nulla scabroso o "proibito"- nè al titolo originale, che in italiano si tradurrebbe semplicemente come "Geisha, una vita" o semplicemente come "Vita di una Geisha".
Non possiamo di certo incolpare l'autrice per questa mancanza, semmai il traduttore, che non si è premurato di scegliere un titolo che rispettasse le reali intenzioni dell'autrice ma un titolo che saltasse all'occhio e attirasse l'attenzione perché, innegabilmente, un titolo che ha la parola "proibito" al suo interno attira di più.
 
Ma allora, cosa vi è di "proibito" nel ruolo di una Geisha? Chi è veramente una Geisha?
Una Geisha - o, com'è più spesso chiamata nel romanzo, Geiko - è essenzialmente un'artista, che esercita la propria professione esibendosi come ballerina o musicista, o semplicemente attraverso un'arguta e brillante conversazione, in particolari case da tè chiamate "ochaya".
Nella sua biografia, Mineko Iwasaki si occupa principalmente di sfatare il mito che vedrebbe le Geisha come delle prostitute d'alto borgo, che vendono la propria compagnia e il proprio corpo ai clienti in cambio di denaro. 
E' per questa ragione che trovo la scelta del titolo quantomeno infelice: il racconto della Geisha mostra quanto studio, quanta dedizione, quanti sacrifici e quante sofferenze siano determinanti per una buona carriera prima come Maiko, apprendista, e successivamente come Geiko, e quindi quanto questa figura sia lontana dallo stereotipo occidentale che vede le Geisha giapponesi come delle donne di facili costumi.

La biografia è davvero interessante, ricca di spunti di riflessione e di dettagli. 
Ho particolarmente apprezzato lo stile ironico dell'autrice e la voglia di cambiamento che l'ha sempre spinta a migliorare la sua condizione e quella delle altre Geiko del quartiere di Gion, e più in generale la condizione delle donne lavoratrici. Mineko Iwasaki è una donna forte, che ha preso le redini della sua vita fin da piccola e che non ha mai permesso ad altri uomini o altre donne di decidere per lei, spinta dall'esempio di altre forti figure femminili che ha incontrato nel suo cammino.
 
Il romanzo ha due sole pecche: l'utilizzo fin troppo frequente di termini giapponesi, che è sì interessante ma rende la lettura complicata e dispersiva, e i continui flashback nella narrazione, che confondono il lettore e che sono ben poco chiari.
Consigliato ai lettori di "Memorie di una Geisha" e a chiunque sia interessato al "Mondo del Fiore e del Salice" o, in generale, alle tradizioni giapponesi.
 
"Credo ci sia una grande ironia nella professione che ho scelto.
Una perfetta geiko è sempre sotto i riflettori, mentre io ho trascorso la maggior parte della mia infanzia nascondendomi nel buio di un armadio. Una perfetta geiko fa uso di tutte le arti in suo possesso per soddisfare il suo pubblico, per regalare splendide sensazioni a ogni persona che incontra, mentre io ho sempre preferito attività solitarie. Una perfetta geiko è un elegante salice che si flette al servizio degli altri, mentre io sono sempre stata, per carattere, testarda, incline a contraddire tutti e molto, molto orgogliosa."

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Giorgia Blogger