mercoledì 31 dicembre 2014

Monthly Recap ~ Dicembre 2014


Monthly Recap ~ Dicembre 2014

  Buonasera, lettori! Anche il mese di dicembre è terminato, e questo è l'ultimo Monthly Recap dell'anno t.t com'è volato questo 2014! Cosa vi aspettate da questo 2015? Siete pronti ad accoglierlo? Intanto ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

WWW Wednesday! #7


WWW Wednesday! #7

Buongiorno, lettori cari! Siamo giunti all'ultimo mercoledì dell'anno, questo sarà quindi l'ultimo WWW Wednesday del 2014 :')  What have you recently read? (Cosa hai letto recentemente?) What ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

martedì 30 dicembre 2014

Acquisti del mese di dicembre 2014 :)


Acquisti del mese di dicembre 2014 :)

Buonasera, lettori! Siamo all'ultimo appuntamento del 2014 con la rubrica degli acquisti mensili! Ci prepariamo per un 2015 ricco di letture e acquisti librosi... Intanto vi mostro le mie compere del ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

lunedì 29 dicembre 2014

Esci con una ragazza che legge.


Esci con una ragazza che legge.

Esci con una ragazza che legge. Esci con una ragazza che spende i suoi soldi in libri invece che in vestiti, con una che ha problemi di spazio nell'armadio perché ha troppi volumi. Esci con una ragazza ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

I migliori 10 libri che ho letto nel 2014 ♥


I migliori 10 libri che ho letto nel 2014 ♥

Buongiorno, lettori! Anche questo 2014 volge al termine (sigh, sto invecchiando...) ed è giunto il momento di azzardare un bilancio delle nostre letture annuali. Con molto orgoglio vi annuncio che ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

domenica 28 dicembre 2014

Recensione: "Venuto al mondo" di Margaret Mazzantini


Titolo: Venuto al mondo
Autore: Margaret Mazzantini
Edizione: Mondadori Numeri Primi
Prezzo: 12,00€
Trama: Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.
Ci sarebbero tantissime cose da dire di questo romanzo, talmente tante che davvero non so da dove iniziare. Potrei iniziare dalla trama, allora. Dalla storia, dai personaggi. Dai temi.
 
"Venuto al mondo" è un romanzo complesso, che tocca molteplici temi: la famiglia, l'amicizia, l'amore, la guerra, la morte, la vita, la speranza.
Margaret Mazzantini racconta una brutta storia, in un romanzo affollato da grandissime personalità. E racconta questa storia con realismo, crudeltà, aridità. E' una storia che arriva allo stomaco, più che al cuore, una storia che fa male dentro. Una storia in cui immergersi per non uscirne più, o per uscirne totalmente diversi, cambiati.
 
Il romanzo si apre col ritorno di Gemma a Sarajevo, col figlio sedicenne Pietro. Figlio di un segreto, figlio della guerra, figlio nato dalla morte e dalla sofferenza, figlio recalcitrante a tornare nella terra dov'è morto quel padre che non ha mai conosciuto, quel padre che, in fin dei conti, Pietro non avverte come tale. E' sua madre a trascinarlo in questo viaggio attraverso i ricordi di un passato che non può tornare indietro.
Ma torniamo invece indietro con un flashback di circa 20 anni, analizziamo i personaggi con calma. Torniamo alle origini.
La storia è quella di una giornalista trentenne, Gemma, dell'incontro con l'amore, a Sarajevo, col fotografo Diego, poco più che ventenne, con la vita negli occhi e la speranza nel cuore. Giovane, fresco, incosciente, tutto ciò che Gemma, alla tutto sommato giovane età di 29 anni, non sente più di essere.
Tramite tra i due è un poeta bosniaco, Gojko, amore mancato di Gemma, compositore di mille versi aridi e implacabili, guardiani di verità innegabili, versi sulla vita e sulla morte, sull'amore e sull'odio. Gojko, che ha tre grandi amori: la sua Sarajevo, sua madre, che somiglia a Lady D., e la sorellina Sebina, che da grande sarà una campionessa di ginnastica artistica alle Olimpiadi. Quanto alle altre donne... Gojko è un cuore libero e solitario, generoso. C'è posto per tutte.
Personaggio chiave del romanzo, il giovane fotografo regala vita ai giorni -un tempo piatti e tutti uguali- di Gemma, donna straordinariamente fragile e complessa, che coltiva in sé un desiderio quasi ossessivo, insano e morboso di maternità. Un desiderio che risulta irrealizzabile., che le fa vedere la vita in ogni ventre femminile, una sconfitta nel suo utero irrimediabilmente vuoto, nessun senso in una vita che non può moltiplicarsi.
 
"Non sarò mai una madre. Resterò per sempre una ragazza. Invecchierò così, asciutta e sola. Il mio corpo non si trasformerà, non si moltiplicherà. Non ci sarà Dio. Non ci sarà raccolto. Non ci sarà Natale. Bisogna cercare nel mondo, nella sua aridità, nelle sue strettoie il senso della vita... in questi negozi, in questo traffico. Invecchierò così."
 
Diego e Gemma, così diversi, sono quel che all'apparenza si può definire una coppia male assortita. Tuttavia vi è fra loro quell'amore grande, incondizionato, folle, se vogliamo, di una coppia affiatata che rinnova il suo amore ogni giorno, contro il mondo intero, se necessario.
 
"Niente, era per dirti che gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori."
(Diego a Gemma)
 
Dal canto suo, il giovane fotografo, il grande amore di Gemma,  è un personaggio, se vogliamo, ancor più complesso: Diego è il ragazzo dall'enorme sorriso triste sul volto piccolo e magro, le gambe sottili, quegli scatti ermetici, così difficili da interpretare, porta la sua fotocamera come una lente attraverso cui leggere e decodificare la realtà, come un Vangelo per spiegarla e renderla più bella, o come una croce, per accollarsene la bruttezza, la crudezza, l'aridità.
Diego vive in un mondo a sé, impenetrabile e segreto. Si muove in una Sarajevo sotto assedio portando la fotocamera così come si porterebbe un'arma. Non credetelo tuttavia un eroe: Diego è un uomo con le sue fragilità, le sue debolezze, in grado di chiudere gli occhi quando non ha obiettivo della fotocamera a permettergli di filtrare una realtà che fa troppo male.
 
Anche qui, nel racconto dell'assedio di Sarajevo, si rivela la potenza della narrazione di Margaret Mazzantini, che evoca con maestria atrocità spesso dimenticate, le vittime della guerra diventano reali e non più qualcosa di astratto, relegato ai libri di storia.
Nel romanzo echeggiano le voci delle guerre jugoslave, della resistenza, dei ribelli, degli invasori e degli assediati. E' una storia scomoda, in un certo senso, perché ci porta a pensare a genocidi ai quali non pensiamo.
L'umanità è così abitata a pensare alla soluzione finale del problema ebraico, se si pensa ad un olocausto, ad Auschwitz, se si pensa ad un campo di concentramento. Si tende a dimenticare avvenimenti altrettanto atroci che si sono verificati ben poco tempo fa, tacciono silenziosi in un angolino della nostra coscienza o, peggio ancora, tali avvenimenti non si conoscono. Dimentichiamo che le morti hanno tutte pari dignità, che le tombe bianche dei bambini morti sono tutte ugualmente strazianti: il bambino blu, sparato da un cecchino e lasciato al gelo nella neve, che Gemma scopre all'obitorio, e il bambino col pigiama a righe evocato nell'omonimo romanzo di John Boyle.
Lasciamo che le parole di Margaret Mazzantini ce lo ricordino, allora.
 
x5
Giorgia
Giorgia Blogger

venerdì 26 dicembre 2014

Nuove uscite: da Gennaio in libreria!


Nuove uscite: da Gennaio in libreria!

Buongiorno, cari lettori! Avete passato delle buone feste con le vostre famiglie? Vi siete già ripresi dai banchetti dei giorni scorsi?   Vi segnalo alcune uscite librose di Gennaio 2015 ♥   Titolo: ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

giovedì 25 dicembre 2014

Have a merry (bookish) Christmas! ♥


Have a merry (bookish) Christmas! ♥

Tanti, tanti, tanti auguri di un sereno Natale a tutti voi, booklovers!   Come avete passato la sera della Vigilia? Nelle vostre città avete particolari tradizioni culinarie legate al cenone ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

mercoledì 24 dicembre 2014

Recensione: "Il castello dei Pirenei" di Jostein Gaarder


Buona vigilia di Natale, lettori!
Oggi vi propongo un bel romanzo epistolare che ho letto nei primi mesi di quest'anno...

 
 
Titolo: Il castello dei Pirenei
Autore: Jostein Gaarder
Edizione: Longanesi
Prezzo: 9,00€
Trama: Il caso, una coincidenza, il destino, la telepatia: difficile spiegare l'incontro fra un uomo e una donna che si rivedono, dopo trent'anni, nello stesso albergo affacciato sul fiordo dove si erano detti addio. Sempre che dare una spiegazione abbia un senso. Solrun e Steinn sono entrambi cinquantenni. Nonostante il passare degli anni e il fatto che oggi siano entrambi sposati e con figli, non hanno mai smesso di pensare l'uno all'altra. Dopo la sorpresa dell'incontro, danno vita a un fitto scambio di e-mail nel quale si raccontano, ripercorrendo l'episodio, inspiegabilmente velato di mistero, che aveva messo la parola fine al loro amore. Per ritrovarsi, come spesso accade, a scrivere due storie diverse della stessa passione condivisa. Chissà però se le due versioni sono davvero così differenti. Nel dialogo a distanza prendono corpo due visioni della vita inconciliabili: lui è un professore di Fisica, ateo e materialista, lei è un'umanista convinta che a governare i nostri destini siano forze superiori. Forse solo il finale del romanzo saprà dare finalmente un senso agli eventi.
Jostein Gaarder è il mio autore preferito, scusatemi dunque se manco di obiettività definendo questo romanzo una vera e propria perla: credo sia senz'altro uno dei più riusciti di Gaarder e uno dei romanzi più belli che ho letto quest'anno.
 
"Il castello dei Pirenei" racconta, attraverso una fitta corrispondenza di e-mails, l'incontro casuale di Steinn e Solrun, un uomo e una donna, cinquantenni al tempo della narrazione, che trent'anni prima hanno vissuto una travolgente storia d'amore, conclusasi nello stesso albergo dove adesso si incontrano.
Un uomo e una donna che hanno convissuto una parte importante delle loro vite e che, dopo la brusca separazione, non hanno mai smesso di pensare l'uno a l'altra. Nonostante gli anni passino, nonostante la vita passi, le storie e gli eventi con lei.
Ma questo non è un romanzo d'amore, al contrario di come potrebbe sembrare. Il romanzo racconta, attraverso le e-mails, le personalità troppo diverse di un uomo e una donna, un tempo inseparabili e uniti da un folle amore giovanile, due diverse "versioni dei fatti", due vite diverse, due menti diverse che ancora dibattono sui medesimi argomenti su cui erano in disaccordo trent'anni prima. Solrun, una donna con una fortissima spiritualità, che guarda il cielo sognando l'infinito e immaginando una forza a dirigere tutte le cose e gli eventi, e Steinn, un professore universitario di fisica, ateo e materialista, che quando rivolge lo sguardo al cielo non riesce ad andare oltre ciò che percepisce con i sensi.
 
Solrun e Steinn, separati dalle loro differenze, non sono mai stati davvero separati. Ognuno ha conservato dentro di sé ricordo, ammirazione e nostalgia dell'altro. Come se la separazione non fosse mai avvenuta.
 
"Se due particelle, per esempio due fotoni, che hanno un'origine o un punto di partenza comune, si separano allontanandosi a gran velocità, resteranno ugualmente unite come prima, in un tutto indivisibile. Anche se le si invia in direzioni opposte nello spazio e si interpone tra loro una distanza di anni luce, resteranno comunque intrecciate. Ognuna delle due particelle conserverà informazioni sullo stato dell'altra e ciascuna delle 'particelle gemelle' sarà segnata da quanto accade all'altra. Questa sorta di comunicazione a distanza è segnata da quella che noi chiamiamo 'non località'. A livello quantistico, il mondo è fatto di 'non locale'."
(Steinn a Solrun)
 
E in questo senso sì, Gaarder parla d'amore, ma senza mai essere stucchevole o mieloso, e senza necessariamente raccontare soltanto ciò che c'è di bello in un rapporto di coppia. Gaarder non narra l'amore fiabesco, che supera ogni difficoltà, Gaarder non è l'ennesimo cantore dell'happy end: Gaarder racconta di uomini e donne reali, che talvolta hanno il coraggio di smettere di lottare, anche se la posta in gioco è alta, Un uomo e una donna che si separano perché è la soluzione migliore, anche se fa male, anche se c'è amore.
 
"Non c'è bisogno che ti nasconda che per tutti questi anni sono stato innamorato di te.
Ogni giorno, senza eccezione, ho pensato a te e in qualche misura ho dialogato con te. In questo senso ho vissuto una vita intera con te comunque. Ed è stata una strana convivenza.
Ma ti ringrazio anche per gli ultimi 30 anni."
(Steinn a Solrun)
 
In questo intenso scambio di lettere, Gaarder ritorna, come nella maggior parte dei suoi romanzi, ai temi a lui cari del destino, della fatalità, della spiritualità, della fede, incarnati dal personaggio di Solrun, del dubbio e della materia, incarnati da Steinn, in generale il romanzo ruota sulla ricerca del senso della vita e si chiede se davvero questa abbia un senso, o non sia soltanto un insieme di fortuiti casi a dar vita agli eventi, come sostiene Steinn. Al contrario, Solrun vede nella vita e nel loro incontro a distanza di 30 anni un piano divino.
 
Come di suo solito, l'autore riesce a tirare il lettore in un avvincente e inaspettato racconto ricco di colpi di scena, in cui inserisce temi "difficili" senza però farli sembrare tali, con naturalezza, lasciando parecchi spunti di riflessione al lettore.
 
"Sostieni che esista un aldilà e proclami l'inesistenza della morte, ma sei ancora in grado, come un tempo, di provare gioia per ogni secondo che vivi? La tua certezza dell'aldilà ha forse, poco alla volta, tolto interesse per la tua vita terrena? Sei ancora capace di provare un dolore sconfinato per il fatto che la vita è così breve? Una volta dicesti così.
Ti vengono ancora le lacrime agli occhi pensando a espressioni come 'vecchiaia' e 'durata della vita'? Ti succede ancora di piangere davanti ad un tramonto?"
(Steinn a Solrun)
 
Non mi resta che consigliarvelo caldamente!
 
x5


Giorgia
Giorgia Blogger

lunedì 15 dicembre 2014

6 Buoni motivi per regalare un libro a Natale!


6 Buoni motivi per regalare un libro a Natale!

Buonasera, lettori! Mancano appena dieci giorni al Natale (♥), non vedo l'ora! Il Natale è la mia festività preferita, amo il freddo, la pioggia, i maglioni pesanti, la cioccolata calda, gli ...

Read More
Giorgia
Giorgia Blogger

domenica 14 dicembre 2014

Recensione: "Città di carta" di John Green


Buongiorno, lettori!
Mi scuso per l'assenza degli ultimi dieci giorni, la scuola ed altri impegni personali hanno assorbito tutto il mio tempo! Ma sono ritornata da voi appena possibile, con una nuova recensione :)
Titolo: Città di carta
Autore: John Green
Edizione: Rizzoli
Prezzo: 14,00€
Trama: Quentin Jacobsen è sempre stato in­namorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un’inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembra­va essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all’improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un’avventura indimenticabile. Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l’hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso.
Dopo "Colpa delle stelle" ho iniziato questo romanzo con delle aspettative davvero alte, e complessivamente devo ammettere che mi è piaciuto. Meno di quanto credessi, certo, ma mi è piaciuto.
 
"Città di carta" è il racconto di un viaggio, un viaggio di scoperta attraverso sé stessi e attraverso le idee che tendiamo a farci degli altri.
Racconta la storia di Margo Roth Spiegelman, l'affascinante ribelle di cui Quentin Jacobsen, il ragazzo che è da tutti definito il classico nerd, è da sempre innamorato. Quentin e Margo erano stati amici da bambini, ma poi con la crescita le loro strade si sono separate: Margo è diventata una delle ragazze più belle e popolari della scuola, di lei si racconta che abbia vissuto mille divertenti e pericolose avventure, tutti conoscono Margo come una ragazza straordinariamente forte e intraprendente. Una ragazza tosta.
Quentin, dal suo cantuccio, non può che ammirarla da lontano, lui che non è popolare e che non osa rivolgersi a lei a scuola, tutto è cambiato da quando erano bambini.
Ma, alla scomparsa di Margo, in fuga da Orlando, città di carta, tutti iniziano a chiedersi chi fosse davvero Margo, dietro le apparenze. Tutti coloro che credevano di conoscerla, iniziano a porsi domande, e Quentin è tra questi. Lui, che la conosceva fin da bambino, si mette sulle sue tracce.
Attraverso gli indizi del suo passaggio che Margo ha volontariamente -o involontariamente?- lasciato dietro di sé, con l'aiuto degli amici Ben e Radar, Quentin prova a ricostruire il suo percorso, investe tutte le sue energie in un unico progetto, che diventa più importante perfino dell'imminente diploma: riportare Margo a casa.
Ma durante le ricerche, Quentin scoprirà una Margo completamente diversa da quella che credeva di conoscere, e altrettanto accadrà a coloro che erano i migliori amici di Margo a scuola, le stesse persone da cui lei si sente tradita. Se ogni persona che conosce Margo ne delinea un diverso ritratto, allora chi è Margo?
Quentin scopre che ognuno è una persona, con i suoi segreti, le sue passioni e le sue insicurezze, ancor prima di essere il personaggio che appare.
"Che cosa ingannevole, credere di una persona che sia più di una persona."
Cosa fare, allora?
Mettere insieme il più imprevedibile gruppo che si possa immaginare -i tre sfigati più sfigati della scuola e la reginetta del ballo, la bellissima Lacey, amica di Margo- e... partire.
Un interminabile viaggio in macchina di 24 ore, sulle tracce di Margo, alla scoperta di sé stessi e dei mille magici mondi che ci sono dietro gli altri, nonostante le apparenze.
E' questa l'essenza reale del romanzo: non puoi e non potrai mai conoscere a fondo te stesso e tantomeno gli altri, la vita è una perenne scoperta.
 
" Forse è più come hai detto prima, che dentro di noi si sono aperte delle crepe. Ognuno all'inizio è una nave inaffondabile. Poi ci succedono alcune cose: persone che ci lasciano, che non ci amano, che non capiscono o che noi non capiamo, e ci perdiamo, sbagliamo, ci facciamo male, gli uni con gli altri. E lo scafo comincia a creparsi. E quando si rompe non c’è niente da fare, la fine è inevitabile. [...] Però c’è un sacco di tempo tra quando le crepe cominciano a formarsi e quando andiamo a pezzi. Ed è solo in quel momento che possiamo vederci, perché vediamo fuori di noi dalle nostre fessure e dentro gli altri attraverso le loro."
 
E' un romanzo con degli spaccati di vita e di introspezione estremamente poetici, un romanzo che ha qualcosa da dire.
Un romanzo che, a mio parere, non sarà un buon film (sì, presto sarà anche un film!): come spesso accade, dubito che il romanzo non solo non riuscirà a rendere la poesia della parola scritta, ma probabilmente banalizzerà quello che è un vero e proprio romanzo di formazione -ho particolarmente apprezzato l'evoluzione psicologica dei personaggi nel corso della storia- rendendolo poco più che un viaggio di adolescenti alla ricerca di forti emozioni. Certe cose, per ovvi motivi, non possono essere rese adeguatamente attraverso le scene, questo non è un romanzo propriamente adatto alla trasposizione cinematografica, che banalizzerebbe troppo alcuni aspetti, se teniamo anche in conto che si tratta di un romanzo dal ritmo piuttosto lento, a differenza di "Colpa delle stelle", che ha una trama che si presta perfettamente all'adattamento cinematografico.
Ciò che mi ha leggermente deluso è stato il finale: non perché non fosse quello che mi aspettavo,  ma perché è poco chiaro. Lascia troppo spazio all'immaginazione del lettore ed è una cosa che di solito non apprezzo nei finali, non mi piacciono i finali aperti.
 
Cos'altro aggiungere? Vi consiglio di perdervi e di ritrovarvi, come me, alla ricerca di Margo -della vera Margo- in queste  pagine, attraverso gli occhi attenti di Quentin. Non ve ne pentirete.
"E tutt'a un tratto capii come si sentiva Margo Roth Spiegelman quando non era Margo Roth Spiegelman: vuota. Circondata da mura altissime. La immaginai stesa a dormire sul tappeto con quel pezzettino frastagliato di cielo sulla testa. Margo doveva essersi sentita a suo agio lì perché la persona Margo viveva sempre così: in una stanza abbandonata, con le finestre sbarrate e la lice che filtrava da qualche buco nel soffitto. Sì. L'errore fondamentale che avevo sempre fatto - e che lei mi aveva lasciato fare, a onor del vero - era questo: Margo non era un miracolo. Non era un'avventura. Non era una cosa incantevole e preziosa. Era una ragazza."
x4
Giorgia
Giorgia Blogger

Bolle di sapone
Questo sito si avvale dellˈutiizzo di cookie al fine di garantirne il completo funzionamento.Ulteriori informazioniAccetto